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Il termalismo isolano nell'Ottocento
Era il 1859, lo stesso anno in cui fu pubblicata l'ultima edizione della "Descrizione" di Chevalley Rivaz, quando l'8 settembre, a sessantadue anni, il dottor Venanzio Marone, di Lacco Ameno, lasciava questo mondo. Definito "onoratissimo collega" dallo stesso Chevalley il medico lacchese era nato il 18 febbraio 1797 da Giosafatte, farmacista, e da Angiola Maria Manzo. La laurea in medicina l'ottenne a venticinque anni, presso l'Università Borbonica di Napoli. Sette anni più tardi, conseguì anche la laurea in chirurgia, che risultò determinante affinchè potesse accedere all'incarico di chirurgo nella condotta di Lacco, su nomina del Decurionato. Pochi mesi più tardi, nel 1832, scomparso il medico condotto Ambrosino, il giovane Marone rilevò anche l'altra funzione, unendo nella sua persona tutti gli aspetti della cura dei suoi concittadini, presso i quali era molto benvoluto. Qualche anno più tardi, fu nominato anche tra i medici condotti della vicina Casamicciola. Se per i suoi contemporanei fu una figura di riferimento come medico e come publbico amministratore, avendo svolto anche le funzioni di decurione e di segretario del Decurionato, Marone è ancora noto ai posteri per la sua opera "Memoria contenente un breve ragguaglio dell'isola d'Ischia e delle sue acque minerali, arene termali e stufe vaporose che vi scaturiscono, con le loro proprietà fisiche, chimiche e medicinali da servire di norma a coloro che ne debbono far uso", pubblicata nel 1847.
Informazioni storiche sull'isola d'Ischia
Seguendo uno schema consolidato per questo genere di pubblicazioni, Marone offrì ai suoi lettori delle informazioni storiche sull'isola d'Ischia, unitamente ad una descrizione della situazione sociale della popolazione e dell'organizzazione amministrativa, per poi approdare all'argomento principale del suo scritto, ovvero le acque minerali dell'isola. Quelle enumerate da Marone, ventisei tra sorgenti e stufe, sono sia le acque "che si impiegano per uso medicinale" e quelle "che meritano la pubblica conoscenza": a Ischia le Acque del Pontano, Fornello e Fontana; a Casamicciola, Gurgitello Cappone, Occhio o Bagno fresco, Ferrara, Colata, Tamburo, Sinigalla, Rita, Stufe di Cacciutto e di Castiglione; a Lacco Ameno le Acque delle legne, del Capitello, di S. Restituta, della Regina Isabella, di S. Montano, Acqua potabile della Conserva, Arene termali di S. Restituta, Stufa vaporosa di S. Lorenzo; a Forio, Acqua di Franceso I e di Citara, a Barano, Acqua di Nitrosi; a Testaccio (che allora era il settimo Comune dell'isola), Acqua dell'Olmitello e stufa vaporosa. Di ciascuna sorgente l'autore illustra il luogo in cui è ubicata, le proprietà fisiche e chimiche, comprese le analisi degli esperti, le proprietà medicinali e l'uso che di esse è consigliato per il benessere dei beneficiari. Nel suo libro, Marone racconta l'attività svolta tra il 1828 e il 1829 da una commissione di esperti, inviata da Napoli, per studiare le acque termali isolane. Ne furono componenti, il cav. Langellotti, il cav. Ruggiero, il prof. Covelli, il colonnello Visconti, il comm. Ronchi e il cav. Santoro. Ad essi Marone assicurò la sua collaborazione trasmettendo loro le osservazioni che egli aveva compiute in giro per l'isola e che si rivelarono utilissime per l'equipe di esperti. Questa, per Marone, operò in modo che "le acque furono rigorosamente e replicatamente analizzate dai suddetti chimici colla mia assistenza e cooperazione".
Le sorgenti nel cuore di Casamicciola
Nella sua puntuale rassegna delle acque termali dell'isola, a proposito dell'acqua di Gurgitello, Marone scrive: "Scaturice l'acqua di Gurgitello a piè della falda neridionale così detta di Ombrasco in detto Comune di Casamicciola, a sinistra della strada venendo dalla volta della Città d'Ischia, ove vi sono fabbricate diverse casette con molte vasche di vari compadroni per uso di bagni, e docce. A dritta vi è il magnifico Ospedale del monte della Misericordia, diretto dall'illustre dottor Monti, dove ogni anno vengono da Napoli spediti dagli amministratori di quel pio luogo circa 400 infermi, perchè da 20 giorni sino ad un mese possansi ivi curare gratuitamente coll'acqua summentovata di Gurgitello, che con tubi sotterranei vi si conduce dall'anzidetta sorgiva, che si raccoglie in grandi conserve la notte, per avvalersene nel mattino susseguente; servendosi dell'istessa acqua in evaporazione in altro apposito locale per uso di stufa agli stessi infermi E' questo un monumento di eterna gloria per i primi istitutori, e di larghe benedizioni da parte degl'indigenti egrolanti di tutto il nostro Regno, che in perpetuo in questo grandioso stabilimento ricupereranno la perduta salute". Sulle sue proprietà medicinali: "l'acqua di Gurgitello è commendata per istordimenti nervosi, paralisi, cioè, emiplegie, ed in generale qualsivoglia specie di nevralgia, non esclusi gl'insulti apoplettici, per l'amaurosi, per la sordia, per gl'iscuria, per la spina ventosa, per la carie, e negrosi delle ossa, per le piaghe sordide, ed ulceri depascenti d'indole pertinace, per le fistole annose, per sciogliere l'anchilosi, dissipare e risolvere l'esostosi, con altri tumori bianchi e duri su le cartilagini, e capsule articolari, per i tumori adiposi sostenuti da interna morbosa vegetazione, per la coxalgia, per la cura del cancro alle mammelle, ed infine, presa internamente a dosi rarefatte, riesce assai proficua per i catarri cronici, e purulenti, per la rimarginazione delle vomiche polmonari, ecc. ecc" Cos'altro chiedere a quella fonte miracolosa? Proseguendo la sua descrizione, Marone si sofferma sull'acqua del Cappone che "si produce in un piccolo pozzo al fianco occidentale di quella di Gurgitello, così chiamata in origine, perchè quei vicini abitanti se ne servivano per facilitare la dipelazione de' polli, e de' capponi". Delle sue proprietà terapeutiche afferma: "Attesa l'abbondanza de' sali a base di soda che in quest'acqua si contengono è oltremodo più che giustificata la sua antica reputazione che ha goduto per promuovere la catarsi, ed in conseguenza può benissimo impiegarsi nelle persone stitiche di ventre ad uso interno, e come diluente è buona ancora per attivare il corso delle orine, in seguito di profusa traspirazione a cagion di soverchio esalamento de' vasi inalanti, ed in questa qualità può precedere al bagno monerale in preferenza di quella del Castiglione, essendo all'oggetto più efficace di quest'ultima ecc,ecc". A poca distanza, "un poco più ad ovest dell'acqua del Cappone, sorge quella dell'Occhio, chiamata comunemente di bagno fresco. Dessa ne' tempi remoti si appellava anche del Cotto, che tanto quella dell'Occhio, quanto la seconda denominazione derivano, perchè in origine si servivano di quest'acqua per lavare gli occhi dalla cispa, e detergere le piaghe in seguito di scottature, ed è assai più probabile ad ammetter simili derivazioni etimologiche, che quella di Ziccardi traduttore dell'opera di de Rivaz, il quale la crede un simbolo d'Esculapio, cosa che non corrisponde a verun altro nome di tutte le acque minerali dell'isola, che loro sono stat'imposti o da qualche circostanza insita alla terra, donde gemono, o dall'uso che da principio solevan farne i vicini abitanti".
Le prosperità terapeutiche
Le prosperità terapeutiche sono sintetizzate così: "Quest'acqua siccome ha una bassa temperatura, ed una mineralizzazione scarsa, così ordinariamente si fa precedere ai mali, ch'è indicato il bagno generale di Gurgitello, onde la macchina per le leggi di abitudine a grandi si avvezza alla forte impressione di quest'ultimo, da impedire che possa derivare qualche disordine nell'economia della vita, da diversi sospendere la sua benefica azione, o pure accrescersi la somma de' mali, per trarne piuttosto danno, come utile, come tante volte si è verificato a quei mal diretti, che hanno disprezzato i sani consigli de' professori locali. Desso però può continuarsi in tutti quei casi che predomina il temperamento sanguigno, ed il soverchio organismo vitale, da far temere qualche interna congestione celebrale". Altra sorgente nel cuore termale di Casamicciola, "accanto l'acqua dell'Occhio rampolla l'acqua ferrata, che il Commentatore Ronchi prescriveva la mattina a coloro, che durante la cura de' bagni Gurgitello, piu di altra specie soffrivano languidezza di stomaco, ed avevano una stentata digestione con molto vantaggio. Del Giudice v'istituì piccoli saggi senza trovare ferro in stato salino. Del resto quest'acqua che presso gli antichi era tenuta in grande reputazione come tonica, e ristorante, cadde quasi in disuso, che non fu creduta analizzarsi dai suddetti membri accademici; ma per altrove ne sono di quelli che la prendono in bevande con ristoro degli organi digestivi, e con molto utile avverso gl'infarcimenti, ed ipertrofie de' visceri addominali". Nella stessa zona "pochi passi ad oriente dell'acqua ferrata scaturisce altra polla di acqua di acqua minerale, chiamata della Colata, perchè le donne di quel vicinato se ne servono per lavare le biancherie messe al bucato, e che il dott. De Siano la credeva analoga a quella di Gurgitello, ma neppure è stata analizzata, nè suole impiegarsi per uso medico, d'Aloisio però dice di d'averml'amministrata internamente per la cura de' catarri cronici con buona riuscita". Proseguendo l'esplorazione, "più in sopra dell'acqua della Colata a dritta di un poggio zampilla l'acqua così detta del Tamburo, dal rumore dell'aria che percuote la discesa dell'acqua nel vano del poggio simile a colpi di tamburo. Questo naturale meccanismo promuove la curiosità, e l'ammirazione del volgo, da farne oggetto di gran meraviglia. Lo stesso d'Aloisio assicura degli ottimi effetti ottenuti in divers'infermi coll'uso di quest'acqua, dicchè ora non se ne fa conto, nè se ne avvalgono per bisogni medicinali". A completare il quadro di questo straordinario bacino termale. Marone scrive: "Proseguendo più addentro del Vallone, alla cui destra giace l'acqua del Tamburo vi viene di fronte un gran getto d'acqua che cade da sopra un rialto, e si appella acqua di Sinagalla, ne' cui dintorni si osserva rosseggiare la sostanza carnea di Cimberni". Dopo aver descritto un esperimento a cui egli stesso aveva assistito nel 1821, ancora studente in medicina, da parte di un professore sull'acqua di quella sorgente, Marone evidenzia: "L'indifferenza di quei naturali per le tre acque della Colata, Tamburo e Sinagalla a metterle in vedute medicinali è derivata dalla vicina ed abbondante sorgiva di Gurgitello, ma queste altre potrebbero essere sue succedanee, come lo erano presso gli antichi, che se ne avvalevano con vantaggio negli esposti malori; tanto più c'essendo di pubblico demanio gl'infermi bisognosi ben volentieri, se ne potrebbero gratuitamente servire, senza dispendiarsi (dicchè lo più delle volte ne sono impossibilitati) per avere quella di Gurgitello c'è di proprietà privata". Tutte queste acque minerali, che scaturiscono in quel grande vallone si riuniscono tratto tratto insieme, percorrendo un sentiero tortuoso e trasversale, dividendo l'ospedale del Monte della Misericordia dal casamento soprapposto alla sorgiva dell'acqua di Gurgitello, rimanendo a sinistra l'uno e a dritta l'altro, formando all'aria aperta un perenne ruscello, che va a sgorgare nel mare, che in tempi passati animava un mulino a macina, e che nella stagione estiva viene immensamente aumentato dallo svuotamento di quelle acque sopraccariche d'impurità che si depongono dai bagnanti delle conserve e vasche, tanto negli stabilimenti privati del bagno dell'Occhio e Gurgitello, quanto nel detto grandioso ospedale del Monte della Misericordia, da cui s'inonda l'atmosfera di quella cupa valle di gas perniciosi e deleteri che depauperando la massa dell'aria colla loro preponderanza sull'ossigeno, ch'è la parte vitale, la rendono alquanto disadatta per la respirazione, ed in conseguenza nociva all'economia della vita; tanto più che in quello scosceso vallone poco agisce il soffio della ventilazione, da dissipare quel torrente di gas acido carbonico libero che si sprigiona in tutte quelle acque minerali, che si potrebbero ben volentieri far incanalare per garantire quei vicini abitanti dalle sue triste conseguenze. Circostanza che non sfuggì all'occhio penetrante e vigile del Dott. De Siano, che non obliò accennarla nel suo opuscoletto e severamente statuita da Ippocrate, parlando delle qualità dell'aria nociva e salubre, e specialmente delle esalazioni gassiformi". Insomma, anche allora il paradiso delle sorgenti termo-minerali presentava degli inconvenienti e richiedeva interventi di appropiata gestione del territorio. Sollecitati da Marone come medico e ancor più come pubblico amministratore. Corsi e ricorsi storici.
Fonte: www.ilgolfo.it