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Forio Nella storia - Nell´arte - Nel folclore
Una sacra rappresentazione, dalle antiche ed incerte origini, ha luogo a Forio nel periodo pasquale e richiama nella piazza principale tutta la cittadinanza. Si tratta in realtà di una rievocazione religiosa legata all´episodio evangelico dell´annuncio della resurrezione di Cristo. La fantasia popolare ha in qualche modo rielaborato la straordinaria vicenda della passione e della morte di Gesù, trasferendo, infine, la vittoria della Vita sulla morte in una sorta di drammatizzazione che - essendo tangibile e visiva - tende ad offrire ai fedeli una testimonianza palmare e, dunque, convincente, della Resurrezione dell´Uomo. A questo compito è chiamato un Angelo (statua lignea del '700), il quale diventa un "messaggero" portatore della lieta novella alla Madonna. L´azione si svolge lungo il corso Umberto e via Matteo Verde, nella mattina di Pasqua, ed ha per protagonisti simulacri di Gesù risorto, la Madonna, S. Giovanni e l´Angelo. Particolare non secondario è costituito dalla circostanza che la scena è diretta da un´unica, immensa regia: la popolazione di Forio, con evidente esclusione degli ordini religiosi, del Clero, delle Associazioni che si ritrovano, al contrario, in altre ricorrenze festive. Anche "l´uscita" delle statue dall´Arciconfraternita di Visitapoveri rivela quest´unità di significato; bando alle sovrastrutture, alla ritualizzazione sacra della celebrazione, intesa soltanto come momento liturgico, ma affermazione di una libera "espressione popolare" consolidatasi nel clima religioso della Controriforma ed "esplosa" con tutta la sua carica umana, passionale, e perché no, "laica", in una testimonianza altissima di Fede cristiana e di convinta partecipazione al grande mistero della Passione e della Resurrezione di Cristo. Il corteo con le statue lignee (scolpite nel 1756-57 da un anonimo artigiano napoletano) ha inizio nella tarda mattinata, con partenza da piazza Municipio. Davanti c´è lo stendardo della Confraternita: un drappo celeste legato ad una lunghissima asta di legno sulla cui sommità sventola un pennacchio di penne di struzzo bianche. Segue la Croce, adorna di una fascia di seta, con le iniziali della Congrega, ricamate in oro. Il corteo raggiunge la Piazza Pontone (oggi Giacomo Matteotti), accolto da un´immensa folla assiepata lungo il corso Umberto e via Matteo Verde.
Una tradizione tramandata per intere generazioni
Le figurazioni hanno inizio con la "corsa" dell´Angelo, portato a spalla da quattro confratelli. Il divino messaggero, dopo aver fatto un profondo inchino al Cristo, corre a portare la buona nuova alla Madonna e a S. Giovanni. Due schiere di fedeli - che si tramandano da secoli, per intere generazioni, la partecipazione alla sacra funzione - iniziano ad intonare un inno latino assai significativo: Regina Coeli laetare, Alleluja, Alleluja; Resurrexit sicut dixit, ora pro nobis Deum; Alleluja, Alleluja.[?] Intanto l´angelo ha rifatto il percorso per tre volte consecutive, dando così la possibilità ai Cantori di ripetere le strofe, aumentando di volta in volta il tono della voce. Sembra quasi che sia iniziata una gara fra i due gruppi, impegnati a superarsi a vicenda nella sonorità dei timbri vocali. Poi il momento cruciale tanto atteso: i Cantori zittiscono, la folla concentra l´attenzione sulle statue della Madonna e di S. Giovanni che si avvicinano al Cristo, mentre l´angelo si ritira in disparte, avendo assolto il grato compito. La scena a questo punto è di una profonda drammaticità; suggestiva, commovente, anche per quelli che seguono la drammatizzazione per semplice curiosità o con relativo distacco. Il silenzio è assoluto: in quella folla ondeggiante non coglie nemmeno il respiro, tanto forte ed evidente è la "suspence" che pervade ed attanaglia i presenti. Poi, incontenibile, l´esplosione di gioia, l´esultanza, la "liberazione", l´assordante ma gradito suono delle campane, il getto festoso dei coriandoli nell´atto in cui il "velo della morte" cade dal volto della Madonna! Si riforma il corteo per il ritorno All´Arciconfraternita, mentre il portatore dello stendardo, per tre volte, abbassa la lunga asta piumata fino al selciato davanti al Cristo, in segno di ossequio e di ringraziamento.
Tratto da FORIO Nella storia - Nell´arte - Nel folclore di Gino Barbieri