L'artigianato ischitano

L'artigianato ischitano

Una tradizione artigianale, una volta largamente diffusa tra le donne dell'isola e oggi raramente praticata, è quella della lavorazione della rafia, che viene intrecciata su un'anima di ferro per produrre cestini di tutte le dimensioni. La produzione della ceramica risale all'antica tradizione vasaia diffusasi fin dai tempi preistorici sull'isola, grazie all'abbondante presenza di argilla.

La tradizione artigianale della ceramica

Quando l'isola si lega alle vicende politiche di Napoli, la tradizione artigianale della ceramica vive le stesse sorti di quella napoletana e subisce una lunga fase d'arresto, fino a riprendere vigore tra il secolo XVIII e il XIX, sulla scia del forte rilancio di quest'arte voluto dai Borbone. Ad Ischia non si può parlare di una produzione di ceramica tipica, essendo legata ai modelli diffusi sul continente; d'altra parte nella stessa Napoli essa si configura come arte nobile e di scuola, una tradizione importata che non ha legami con il patrimonio artigianale popolare.

Una certa tradizione sull'isola

Invece la maiolica, a partire dal secolo XV fino al XVIII, ha avuto una certa tradizione sull'isola, come dimostrano i pavimenti a "riggiola", la tipica mattonella maiolicata, visibile in alcune chiese d'Ischia. Alfonso il Magnanimo contribuì in modo determinante alla diffusione della riggiola facendo impiantare a Castel Nuovo una fabbrica.

Stemmi aragonesi e imprese araldiche

Inoltre i documenti attestano che egli si fece trasportare da Valenza, fiorente centro di produzione ceramica, oltre 200000 azulejos tra il 1446 ed il 1457, commissionati al ceramista valenziano di origine mussulmana Joan Al Murcì per pavimentare la gran sala e altri appartamenti in Castel Nuovo, decorati con stemmi aragonesi e imprese araldiche. Nel 1458 altri impiantiti ad azulejos si trovavano, oltre che a Castel dell'Ovo e a Castel Capuano, anche nel Castello di Gaeta e nel Catello d'Ischia, dove purtroppo sono andati perduti.

Ischia Natura, cultura e storia