Monti-Bianco, grande successo a Ischia
ISCHIA. Il duo pianistico Monti-Bianco, ovvero Federica Monti e Fabio Bianco (insieme nella foto),ha colto un nuovo bel successo nell?auditorium suggestivo de ?La Mortella?, ad Ischia, al termine quasi della stagione cameristica di primavera-estate, che l?operosa Lina Tufano cura da anni con competenza e dedizione, diventata ora lei proprio un po? l?erede spirituale del lascito culturale ed artistico di Lady Walton, frizzante e fervida cara conoscente, con cui si sono condivisi momenti gustosi di musica e convivialità nei decenni scorsi, e che personalmente si ricorderà sempre con simpatia autentica. Si riprenderà in autunno, mentre il teatro all?aperto propone concerti di orchestre giovanili, con altra direzione artistica però. A quattro mani, nel loro primario ruolo di pianisti, oltre che di giovani, egregi organizzatori dell?interessante Festival di Forio ?Note sul mare?, i due pianisti hanno proposto un complesso e coerente programma che spaziava da una trascrizione da Bach, un?aria dalla cantata Bwv 208 di Mary Howe, a due sonate una di Goetz, autore assolutamente fuori repertorio, tutto da scoprire e culmine culturale del concerto, ed una di Czerny anch?essa rarità ma meno sbalorditiva, onerosi impegni più adatti all?inverno che all?estate per l?improba fatica richiesta ai solisti, ed ad un andante variato di Schubert, D 823. Si vede dalla dottissima ed attraente locandina e poi dallo stile esecutivo ed interpretativo che i due artisti vengono maturando l?impostazione tedesca nella loro attuale fase di studio, con legato
limpido e discreto, cantabilità signorile quando è scoperta, cercata e resa evidente quando sfuggirebbe.
Il virtuosismo poi qui esaltava la logica del pezzo, di volta in volta, evitando la spettacolarità.
L?impostazione è romantica e Biedermeier con l?infinito sognato sulla tastiera ed oltre la finestra del salotto intimo della casa mitteleuropea dell?epoca tra boiserie e velluto, abbandonandosi ad immaginazioni senza contorno.
Certo Goetz e Czerny fremono d?umori concertistici più intensi aspiravano a più grandi platee ma quella sensibilità aveva autentico il senso di un classico limite. I giovani pianisti dal suono cristallino, dall?affiatamento esemplare in musica e nella vita, di questo si rendono conto, saviamente infatti approfondiscono senza violare i delicati
contorni delle partiture meditate e proposte. Clou espressivo del concerto ovviamente il cammeo di Schubert, in sé il pezzo più disteso del cimento. Arguto il bis da Barber: diversamente colorito. Di alcune delle grandiose pagine in locandina si avrà presto un importante cd. Ne riparleremo.
Massimo Lo Iacono