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Tiziana Regine: "Vi presento Ernesto! (Tagliabue. Una storia privata)"
Alessia Impagliazzo - [Il Golfo]
Chi ha familiarità con le parole, conosce l?attesa e la stabilità dei punti e sa destreggiarsi tra una virgoletta e l?altra, probabilmente riesce a raccontarsi meglio di altri, per questo abbiamo preferito che fosse proprio Tiziana Regine, autrice foriana, milanese d?azione, a parlarci della sua nuova pubblicazione ?Ernesto Tagliabue. Una storia privata? edita da Anam (www.anamedizioni.it), lasciandoci un po? di sé? Per chi non ti conoscesse ancora? «Sono nata a Napoli, ma sono foriana al 100%. Dopo il diploma sono partita per Milano. Mi sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, ma non era per me. Ho sempre scritto, non ho mai mollato e alla fine eccomi qua, quarantenne e felice. (Non amo parlare di me, si sarà capito?) Non vanto una bibliografia degna di questo nome, ma nel mio piccolo, oltre a incazzarmi, come le formiche di Marcello Marchesi, annovero qualche riconoscimento: ?Insonnia? vincitore di Subway Letteratura nel 2003; ?Il mondo siamo noi? (2004) vincitore di un concorso letterario indetto dal Comune di Reggio Emilia; ?Forse erano Mille ma non li ho contati?? (2011) opera teatrale scritta a quattro mani con Gianni Lucini; ?Trilogia della separazione? (2012) vincitore del concorso ?FreeWords 100 Attimi di Assenza?; quindi il mio ultimo lavoro ?Ernesto Tagliabue. Una storia privata.? Anam Edizioni». Un virgolettato che caratterizza il tuo nuovo libro? «Ernesto Tagliabue è un po? tutti noi. Nella sua silenziosa esistenza riesce a vedere tante più cose e più in profondità. Il che è un male, soprattutto ai giorni nostri». Ci presenti Ernesto? «Ernesto ha trent?anni, vive su un?isola dalla quale non si è mai allontanato. La sua famiglia è come tante altre, anzi come dice lui stesso; ?? In nulla diversa da milioni di altre. In nulla speciale. Tuttavia, pur assomigliando a milioni di altre, se ne distingue per l?eccesso di amore che ci governa. In nome di questo eccesso ci detestiamo. Come milioni di altre, appunto??» È da vent?anni che vivi a Milano, che legame hai con Ischia? «Anzitutto, a Forio mi chiamano ?la milanese?. Mentre prima ci rimanevo male, ora sorrido. In questi venti anni ho fatto tante esperienze, forse pure troppe, e questo ha in qualche modo rallentato la mia crescita e il raggiungimento di certi obiettivi. Ma poi, soprattutto negli ultimi anni, la mia indole isolana è tornata a farsi sentire con vigore. Forse durante i primi anni ero troppo impegnata a sperimentare e a cercare un mio posto nel mondo. Ora che sento di averlo, posso concedermi il lusso C?è un momento della giornata in cui sei più ispirata e prendi ?appunti?? «Non scrivo in un momento particolare, io, di fatto, registro sempre tutto. È un atteggiamento quasi paranoico. Scrivo sull?iPhone e sull?agenda. Scrivere a mano per me è ?terapeutico?, se comprendi cosa intendo». di essere ciò che sono». Cosa ne pensi degli e-book e dell?evoluzione dell?editoria? «Gli e-book sono una bella cosa. Non ne ho mai letto uno, in verità, perché sono ancora legata al cartaceo e ho molti arretrati sullo scaffale. Tuttavia, frequento persone che hanno fatto il salto, come si dice, che cioè, dal libro ?tangibile? sono passati al libro ?digitale? e che non tornerebbero più indietro. Il punto è: sono disposta a rinunciare a ?sentire? la pagina, a sottolineare i passaggi più interessanti, a fare scarabocchi mentre leggo? Per ora no. Ne riconosco tuttavia la praticità, soprattutto quando si viaggia. (Anche Ernesto Tagliabue è in versione e-book e quindi possiamo dire che è più aggiornato di me!)». Come vivi il ruolo di scrittrice e quello di giornalista? Soprattutto come ti rapporti a un contesto come il nostro in cui si consumano fiumi di parole e tutti scrivono dappertutto? «La mia storia è stramba. Sono partita con l?idea di diventare avvocato (in mezzo c?ho messo più di 800 km) ma poi ho capito che non faceva per me. Così mi sono lanciata nel mondo dell?editoria: ho fatto la segretaria di redazione e devo dire che mi è servito. Intanto - erano i primi anni del 2000 - mi sono iscritta a un corso di scrittura creativa. L?ho frequentato per tre anni; è stata una delle migliori cose che abbia mai fatto. Ho iniziato poi a scrivere per diverse riviste fino a quando, nel 2009, ho preso il coraggio a due mani e ho mollato tutto. Ho deciso, cioè, di diventare freelance, di aprire la Partita Iva e di vedere dove mi avrebbe portato il cuore (o il pancreas, che spesso ci azzecca più del cuore). La cosa bella dell?essere libera professionista è che ragioni con la tua testa decidendo con chi e come lavorare. Non è facile, anzi per niente, ma quando imbocchi la strada giusta, la soddisfazione è totale. Mi chiedi come mi rapporto a un contesto come il nostro in cui tutti scrivono. Be?, diciamo che cerco di essere sempre ben disposta e umile verso gli altri. Nel tempo, però, ho imparato a selezionare. Oggi posso dire di avere i miei blog di riferimento; si tratta spesso di blog di scrittori che amo o che conosco poco e che m?intrigano. Internet è una rete in tutti i sensi. Può intrappolarti o illuminarti, dipende da come lo usi». Hai detto: ?Scrivo per gli amici, racconti brevi, minimali, leggo come una disperata e vado in montagna. L?idea di scrivere il romanzo della vita ce l?avrei pure, ma questa vita non mi lascia tempo. Chissà!?, che romanzo vorresti scrivere e come vivi il tuo tempo, anche quello libero? «Davvero ho scritto questo? Scherzo. Vorrei scrivere un romanzo solo per confrontarmi con una forma più lunga e complessa. Di fatto amo i racconti, le short stories, come si dice. Concordo con Ammaniti quando afferma: ?Il romanzo è una storia d?amore, il racconto è la passione di una notte.? Comprendi che il primo è più complicato sia da vivere sia da gestire (anche se poi certe notti di passione ti possono stravolgere per sempre). Quindi, sì, voglio scrivere un romanzo, ho già un?idea e ci sto pure lavorando! Il mio tempo è sempre libero, se ci pensi. Sono io che debbo ingabbiarlo affinché non mi scappi via. Dacché sono freelance, sono diventata molto più metodica». Ho letto ?Insonnia?: nei ritratti femminili quanto e cosa c'è di te? «?Insonnia? è un racconto del 2003 che mi ha portato grande fortuna. Il Maestro Stefano Taglietti, in collaborazione con Sentieri Selvaggi, lo ha trasformato in un ?melologo? portandolo in scena al Teatro Litta di Milano nel 2005. Le ?donne? dei miei racconti sono molto lontane da me. Di fatto sono l?eco di immagini e sensazioni che mi accompagnano da sempre». Qual è il tuo genere? «Non lo so. Quando mi chiesero di definire che tipo di racconto fosse ?Insonnia? io risposi d?acchito, ?esistenziale?. Mi sento di portare avanti la tesi affermando che il mio è un genere esistenziale (ma non so se esiste, appunto!)». Ti sei interessata anche alla scrittura teatrale? «Il mio socio Gianni Lucini ? scrittore, autore teatrale e uomo di grande ingegno - mi ha iniziato al mondo della scrittura teatrale. Abbiamo scritto nel 2011 ?Forse erano Mille ma non li ho contati??, commedia semiseria sull?Unità d?Italia. È stato molto, molto interessante». ?Fatti una domanda e datti una risposta?, hai carta bianca «Mai nella vita avrei pensato di essere la destinataria di una domanda alla Marzullo e in tutta onestà sono tentata di rispondere come Sabina Guzzanti quando imita Valeria Marini. ?SI? e basta. Ma non è questo il contesto. La domanda che mi pongo è: cosa davvero conta nella vita? E la risposta è: il coraggio della verità. Il resto sono chiacchiere». Se vuoi aggiungere qualcosa ti ascolto... «Per me la letteratura non è solo ?scrivere e sperare di essere pubblicati?. Anzi, direi che nel mio caso vale l?esatto opposto. Io ho sempre e solo scritto come esigenza personale. I primi ?successi? quasi m?impaurivano! Credo di aver capito il perché. Scrivere è un po? come vivere. Ci si muove su un terreno già battuto, la tua voce potrebbe confondersi con quella di altri, non essere ascoltata o peggio, capita. Il fallimento è più educativo di un successo immediato. T?insegna a essere modesto e ad ascoltare. E il mondo è pieno di storie, pieno zeppo di storie. Qualcuno prima o poi le racconterà. Ecco, io la vedo più o meno così!». Se dovessi rifugiarti in un libro, quale sceglieresti? «Lo sapevo che prima o poi arrivava la ?domandona?. Per togliermi dall?impasse indicherò le mie ultime letture. Per sorridere: ?Casi? di Daniil Charms. Per riflettere? qualunque cosa di Jonathan Franzen. Ma non sono esterofila, anzi. Adoro la letteratura italiana, sia classica sia contemporanea. I giovani italiani sono tanti e bravi, spero che questa intervista invogli le persone a dar fiducia ai ?senza nome?». Posso segnalare il tuo blog, non è vero? «Assolutamente sì: corrusco.wordpress.com».