Viaggio tra le creature del Regno di Nettuno

Viaggio tra le creature del Regno di Nettuno

"Pochi metri sotto la superficie del mare sorge una foresta bianco-rosata. Rami e tronchi, immobili come marmoree merlature gotiche, si intersecano, si confondono nel mobile silenzio turchese. Grandi fiori bianchi palpitano al passaggio di sciami lucciacanti di pesci iridescenti, di pallide meduse, che scivolano come sogni nell'arboreo arabesco di ombre e riflessi": così un anonimo enciclopedista del secolo passato celebrava con accenti inconsueti di poeta l'affascinante spettacolo della vita nei più segreti recessi del mare. Quello spettacolo che aveva affascinato, sia pure in un ambiente artefatto il pittore Paul Klee, con i suoi quadri ispirati -al pari dei dipinti di Comingio Mercoliano- all'Acquario Napoletano , e ancora Ernst Junger e Otto Julius Buerbaum, entusiasti spettatori di quella "immensa zuppiera" (una immagine majakovskiana, trasferita nel mare dal cielo stellato), dove la vita si effonde nelle forme più estrose e spettacolari, scandite come in piccoli congegni meccanici, da ritmi fissi e regolari ("L'occhio scorge un congegno straordinariamente ricco di significati su qualunque delle ruote posi lo sguardo, sull'ombelico della medusa che si apre e si chiude al ritmo del respiro, sulla minuscola vescicola nel corpo di un animale unicellulare, che pulsa aritmicamente come il battito di un cuore...Allora si può dire davvero di essere circondati dalla vita"). Di questo spettacolo che ha continuato ad incuriosire e affescinare cultori della scienza come della poesia il Mediterraneo può offrire interessanti esempi sia di specie peculiari sia di più rare, ma non sempre autoctone varietà.

Come infatti ha rilevato in uno studio approfondito Giuseppe Fulvio Russo ("Ambienti marini del Golfo di Napoli e dell'isola d'Ischia: particolarità e paradossi", in "Scheria", a. IV, n° 10, pp. 58 ss.), quello che gli antichi definivano non senza orgoglio "mare nostrum" è piuttosto un'area di "transizione latitudinale", uno spazio di confine (e ciò vale soprattutto per il Golfo di Napoli) tra le coste temperato-fredde del continente europeo e quelle temperato-calde dell'Africa Settentrionale, nonchè limite occidentale di fondali africo-indiani, percorsi e scelti a volte come sedi da specie rilevate nei più distanti mari orientali. Da qui la presenza, per oltre il 60 per cento, di specie di origine atlanto-lusitaniche, abituate ai climi temperato-freddi dell'Inghilterra e dell'Europa atlantica ( è il caso della stella marina Marthasterias Glacialis), così come di specie atlanto-mauritaniche ,per il 15 per cento, tipiche di mari temperato-caldi, come quelli delle coste africane fino al Senegal e alle isole Canarie.

E, accanto a specie endemiche, presenti per i 20 per cento soltanto in questo mare, non mancano, sia pure in percentuali ridotte (circa il 5 per cento), "migranti lessepsiani" (tipica la lumaca di mare Bursatella leachi), immigrate dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez (fatto scavare, come è noto, su progetto di Ferdinand Lesseps). Riconoscibili, tuttavia, in un ambiente così variabile e differenziato, aree di relativa omogeneità, site generalmente lungo le coste delle isole e sui fondali superficiali tra i 10 e i 30 metri di profondità. E' il caso di Ischia e Procida, esempio di un continuum fisionomico,tra S. Angelo, Monte Vico, Castello Aragonese fino a Vivara ed alle rive opposte, dove una estesa prateria di Posidonia Oceanica ospita una microfauna ricchissima con organismi di taglia ridotta (almeno 300 le specie riscontrate a Lacco Ameno, comprese per grandezza tra 1mm e 5 cm).

Fondali sabbio-fangosi, protetti da barriere frangiflutti o riparate da infrastrutture portuali (così a Forio, Lacco Ameno e a Ischia Porto, davanti alla spiaggia di S. Pietro) fungono da habitat privilegiato per fanerogame quali la Zostera Noltii e la Cymodocea Nodosa, sedi a loro volta di ippocampi e del mollusco Smaragdia Viridis, varietà endemica del Mediterraneo. Quanto mai vario il campionario di specie sciafile e fotofile, amanti le prime dell'ombra, bisognose le altre di luce, oggetto di studi e ricerche del Laboratorio di Ecologia del Benthos della Stazione Zoologica "Anton Dohrm". Alghe dai lunghi talli frondosi -La Cystoseria, ad esempio, o la Padina, simile a un bianco ventaglio - ospitano piccoli invertebrati e specie ittiche stanziali tipiche di ambienti tropicali. E non mancano forme particolari, dal Nemalion Helminthoides o "spaghetto di mare", simile a un roseo serpente affusolato, alla comune Ulva Lactuca o "lattuga di mare", che gli abitanti della bretagna e dell'inghilterra mangiano come comune insalata. E ancora in tema di pseudo-alimentazione, l'Actinia Equina, che i pescatori chiamano comunemente "pomodoro di mare" per la forma e il colore (velenoso, in realtà e con ben altro sapore!), e la vorace Sagartia, col suo "tubino" dorato e i suoi rossi tentacoli, pronti a carpire prede malcapitate. Diffusissime ad Ischia le due specie di Acetabularia, la "mediterranea", che ricorda vagamente un trasparente ombrellino, e la più rara "parvula", originaria dei mari tropicali ma amante dei luoghi battuti dalle onde e ombreggiati. Conchiglie e coralli (da quello rosso, un tempo oggetto di scambi commerciali con l'Africa nord-occidentale, a quello nero, o Gerardia Savaglia, che altro non è che una parassita di gorgonie) completano con polipi ed attinie, il già ricco mosaico sottomarino sulle pareti delle grotte (a Punta Caruso,Punta S.Angelo e Punta S. Pancrazio) e -nel caso dei coralli- oltre i 40 metri di profondità, senza dimenticare lei, stelle di mare dai processi riproduttivi prodigiosi e spettacolari (da un singolo braccio o dal corpo centrale nascono in breve tempo le altre braccia in perfetta simmetria radiale; ma se artificialmente si staccano tre o quattro braccia, la stella rinascerà menomata!). Sempre più tropicalizzato, al punto che potrà ospitare, secondo alcuni, specie per ora confinate in fondali oceanici profondi o nei distanti mari centro e sud-orientali (tra i più curiosi, la Gengiva Rossa, detta così perchè simile a una bocca con denti e gengive insanguinate, e la Voluta Musicalis, dipinta con linee di pentagramma e note musicali), l'ambiente marino mediterraneo non ha comunque perso la sua endemica fisionomia, riproducendo in nascoste simmetrie i colori delle coste e delle isole emerse. E non è un caso che anonimi pescatori hanno chiamato "Ischia" e "Capri" due scogli sommersi a largo di Ponza, con forme di vita affini o in reciproca simbiosi. Un matrimonio perfetto, si direbbe, almeno sott'acqua!

Fonte:Lucia Mattera - www.ilgolfo.it

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