Il Castello d'Ischia

Il Castello d'Ischia

A cento metri circa dal masso basaltico e trachitico che, formatosi nel corso di migliaia di anni per opera di potenti eruzioni vulcaniche sottomarine, costituì l´incantevole e luminosa isola d´Ischia, è posto un´enorme scoglio, un vero e proprio isolotto, prodotto anch´esso di eruzione vulcanica, secondo l´opinione più diffusa, al chiudersi dell´epoca pliocenica e dal principio della quaternaria o neozoica. Questo colossale masso, che ergesi dal mare per circa 113 metri di altezza, fu il nucleo primo dello sviluppo etnico dell´isola tutta, di cui può dirsi che compendi la vita preistorica e storica e ne conservi e tramandi il ricordo perenne. Il nome stesso, che la tradizione diede e dà ancora al grande scoglio ed al castello, che vi fu sopra costruito, il nome cioè di Castello di Gerone, è indizio certo della vetustà sua e dell´importanza che esso ebbe nella storia dell´isola di Ischia. Posto come sentinella avanzata nello sbarramento, che la natura diede a difesa del golfo di Napoli, lo scoglio di Gerone con i suoi fianchi dirupati, col suo difficile accesso, dovette fin dai tempi più remoti essere sicuro rifugio e meta agognata per quanti avessero in animo di procurarsi stabile e salda dimora, dove potessero ritrarsi in caso di pericoli e donde potessero muovere agli assalti ed alle prede.

Quale sia stato nei tempi antichissimi il nome vero di questo isolotto, così vicino all´isola madre e ad essa congiunto per mezzo di un ponte solo nella prima metà del secolo XV dopo Cristo, non è dato in alcun modo di affermare: ché sul nome stesso dell´isola d´Ischia, nei tempi remotissimi, le opinioni furono discordi e diverse. Per citare, infatti, fra le moltissime, quelle di alcuni scrittori, tralasciando la incerta designazione che ne danno Omero, Esiodo e Pindaro, la chiamarono Inarime Virgilio e Lucano, la dissero Pithecusae, o Pithecussae Ovidio, Strabone, Xenagora, presso Suida, Licofrone, Plinio, ed Appiano, mentre Strabone e Plinio, altrove, Livio, Appiano, Filostrato il Maggiore e Pomponio Mela la chiamarono Aenaria. Il nome Aenaria, consacrato, per così dire, dalla maestà dell´impronta latina, fin dai tempi della Repubblica, durò per molti secoli invariato e i dotti italiani e stranieri, scrivendo latinamente dell´isola d´Ischia, la dissero sempre Aenaria: così, per esempio la chiama il Mommsen, che nel X vol. del Corpus Insciptionum latinarum pag. 679, fa una rapida sintesi della storia dell´isola fino alla caduta dell´impero romano.

Quando si è cominciato a sostituire all´antico nome di Aenaria il moderno nome di Ischia, non è dato con certezza affermare: si può solo ritenere, che la popolare designazione di Iscla, da cui poi derivò il nome di Ischia, fu l´elaborazione lenta e continua di molte generazioni. La maggior parte dei moderni glottologi, e primo tra tutti l´Ascoli, credono che Ischia sia il risultato della evoluzione della parola latina insula e significhi l´isola per eccellenza. Qualunque sia l´origine del nome della nostra isola bella, è certo che la prima importante notizia storica, che la riguarda, è, che molto tempo dopo la fondazione di Neapolis, i Siracusani, chiamati in aiuto dai Cumani, che erano minacciati di estrema rovina dai potentissimi Tirreni od Etruschi, sconfissero, sotto il comando di Re Gerone, nelle acque di Cuma, gli Etruschi, nell´anno 474 avanti Cristo, e presidiarono, in conseguenza della vittoria, l´isola d´Ischia. «Questa occupazione, dice il De Petra, resta sempre un avvenimento, che fa epoca nella storia di Napoli, perché credo che il presidio di soldati Siracusani, messo in Ischia, insospettì Napoletani e Cumani, i quali videro entrambi in quel fatto il principio di una espansione dorica nell´Ausonia e quindi una minaccia all´elemento ionico. Entrambi fecero appello a Calcide, la madre patria di Cuma, la quale promise il suo aiuto, a patto, però, che Neapolis diventasse essa stessa una città nel senso greco della parola, ossia uno Stato con suo proprio governo e territorio. Cuma accettò questa condizione, ma riservando alla Neapolis già esistente, cioè a quella che nella Neapolis ampliata divenne Palaepolis, una preponderanza nella condotta degli affari politici. E i Calcidesi, dopo aver raccolto numerosi coloni nell´isola di Eubea e sulle coste vicine della Tessaglia e della Beozia, vennero in Napoli a fondare una città nuova e grande... Così nacquero le tre città… Partenope rodia del secolo VIII a.C., a S. Lucia, Napoli Cumana del secolo VII, a S. Giovanni Maggiore, Napoli calcidica del secolo V, da S. Aniello a S. Agostino alla Zecca. Queste due ultime città, per quanto materialmente distinte (duabus urbibus, Livio VIII. 22) e con diritti politici disuguali, costituivano un popolo solo (populus unus), rispetto a cui la città di Partenope era quasi straniera».

Da quel tempo in poi la storia dell´isola d´ischia e del suo castello è annessa e connessa alla storia di Napoli e, per volerne seguire a passo a passo lo svolgimento, sarebbe necessario esporre tutta intera la storia napoletana dal V secolo a. C. ai nostri giorni. Daremo quindi brevi e rapide notizie, quante saranno sufficienti a testimoniare della straordinaria ed altissima importanza storica di uno dei più insigni monumenti, che ancora si conservino sotto il bel cielo della Napoli nostra, cioè del castello di Ischia.

Da: Il Castello d´Ischia di Stanislao Erasmo Mariotti

[Imagaenaria Editore]

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