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Il Corsaro nero e' il primo film ischitano
Il primo film ischitano "Il Corsaro Nero", realizzato con successo nel lontano 1936 dal regista Amleto Palermi (molto noto e apprezzato per aver egregiamente utilizzato il grande Totò in due film di successo quali "San Giovanni decollato" e "L'allegro fantasma": il cineasta morì nel 1941, poco dopo la realizzazione del secondo film menzionato) è stato mandato in onda da varie tv private qualche mese fa.
A distanza di ben settantatre anni dalla sua edizione, il film si è presentato discretamente, sia nel video che nell'audio, sul piccolo schermo. E così, per il sicuro entusiasmo sia del cineamatore dei film ischitani che del cinefilo di tutti i film classici, si è avuto modo di osservare nella datata pellicola di "cappa e spada" (all'italiana!) attori di un certo smalto quali il protagonista Ciro Verratti (divenuto giornalista sportivo di grido nel dopoguerra), Silvana Jachino, Ada Bigini, Nerio Bernardi e l'indimenticato comico e caratterista del cinema comico Polidor, molto stimato dal regista Federico Fellini che lo volle in una rimarchevole particina nel suo memorabile film "La dolce vita".
Tratto dal romanzo (1899) di Emilio Salgari: i fratelli Ventimiglia - il Corsaro Nero e il Corsaro Rosso - combattono contro il governatore del Maracaibo. Dopo l'uccisione del fratello, il Corsaro Nero espugna Maracaibo, uccide il governatore e ne sposa la figlia adottiva. Sul set di questo primo film ischitano, il critico Otello Palmetti ricordava l'"amoretto" - e non cinematografico!- di Ciro Verratti con Silvana Jachino tra le verdeggianti e "nascoste" campagne isolane...
Questo film si rivela un insolito caso di avventura di "cappa e spada" realizzato con cospicui mezzi nel periodo fascista. A Benito Mussolini il film piacque moltissimo, come testimoniò l'attore Agostino Salvietti alle cronache di quegli anni così lontani. Comunque, questo film si ricorda per le robuste interpretazioni dei principali protagonisti, quali Ciro Verratti e Ada Biagini, apprezzata campionessa di scherma e spesso esaltata da critici autorevoli sui periodici dei tardi Anni Trenta.
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