Antonio Macrì

Antonio Macrì

Antonio affronta la pittura, dipingendo ritratti, nella prima gioventù. tenta così di conoscere i propri simili (e se stesso) estraendo dalle sembianze il carattere e il dolore, l'attonito tralucere di un destino chiuso, nemico, persino crudele; tuttavia il suo animo è dolce, aspira al dialogo, alla comprensione umana e fraterna dell'essere. Nascono così gli esemplari di una galleria familiare (padre, madre, fratelli, amici e tipi più o meno similari) in cui il colore ha macchie, grumi, fuso nel contempo in una partita troppo scoperta, tradizionale o del tutto fine ottocento: Napoli, e la scuola napoletana è alle porte. Come forse in Tomea coi suoi alpigiani, in Antonio Macrì è da notare l'impasto, l'architettura legnosa e solenne, spesso ieratica del volto umano: è il primo tenue traguardo di un'arte ancora in crescita, che sperimenta se stessa in una ricerca di rassomiglianze, di realtà naturali, di incontri, di luoghi, cose viste. Manca, o difetta, la visione, il potere di metamorfosi, l'altra segreta realtà, il ricordo, il sogno. Più tardi, anche per effetto di qualche viaggio a Napoli-Roma-Parigi, la veduta si trasforma in visione, il reale si libera dalle sagome consuete e fluttua in una luce chiara, distinta, persino uniforme. Ma, prima di arrivare a tale conquista, occorre tener presente le nature morte: anche se vi traspira un indiretto ricordo cezanniano, la composizione della frutta, il loro sapore, la modulazione dei toni calci e freddi, il rapporto con il piatto e la parete, con la stoffa o le tovaglie, o il legno del tavolo, formano elementi originali in cui lo spazio assume addirittura la luce sontuosa e laconica di un legame misterioso tra l'albero che non si vede e la mano che quella frutta ricompone in un intarsio di venature profonde" (Raul Maria De Angelis).

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  1. Giovanni Di Costanzo

    La libertà di espressione è totale, si riprende in autoritratti grotteschi, melanconici, allegri, sornioni.

  2. Giovanni De Angelis

    Le anime che pulsano nel marmo di De Angelis vivono di infinita armonia e rispettosa intimità.

  3. Federico Variopinto

    Fra Ischia e Napoli è mossa l'ispirazione di questo pittore: certe piazze napoletane, S. Ferdinando o Piazza del Gesù.

  4. Luigi De Angelis

    La vitalità formale dei quadri migliori di De Angelis è proprio nel drammatico enuclearsi di un linguaggio che tende a farsi formalmente compiuto.

  5. Raffaele Di Meglio

    Raffaele Di Meglio dipinge e scolpisce come uno Zarathustra fuori tempo, un Gesù in ritardo, un Messia senza udienza.

  6. Matteo Sarno

    Nato a Ischia, il mare gli rivelò ben presto la sua eterna bellezza sonante.

  7. Aldo Pagliacci

    La sua pittura è spesso provocatoria, sfiora la satira. La descrizione è precisa, meticolosa, senza trascurare i particolari nel disegno.

  8. Bolivar Patalano

    Non c'è che dire: Bolivar è un pittore di ragguardevole statura, la cui dimensione ti è rivelata appieno.

  9. Mario Mazzella

    I suoi quadri, nella essenzialità figurativa e stilistica che li fa riconoscere a prima vista.

  10. Mariolino Capuano

    Nei primi anni '80, Mariolino Capuano riprende a disegnare con l'inchiostro di china.